VISITA GUIDATA VIRTUALE – San Domenico rivelato: Sala del Capitolo, Sala dell’Inquisizione, Cella del Santo, Biblioteca e Sala Bolognini
PER PARTECIPARE ALLA VISITA GUIDATA VIRTUALE
– E’ necessario avere un cellulare, un tablet o un computer e un collegamento internet
– Vi verranno inviate le istruzioni specifiche per accedere alla visita guidata virtuale, quindi prenotate con un indirizzo che potete consultare da casa
PER ISCRIVERSI
Prenotazione obbligatoria via email mirartecoop@gmail.com
Indicare: Nome, Cognome, Indirizzo di residenza, Codice Fiscale (dati necessari per la fatturazione), cellulare
PER PAGARE
– Bonifico bancario alla conferma della prenotazione
La visita guidata VIRTUALE
Torniamo finalmente a visitare, anche se in forma virtuale, il convento di San Domenico, a 800 anni dalla morte del Santo.
Percorriamo i corridoi del convento alla scoperta della Sala del Capitolo, il luogo dove la Comunità si confronta, della suggestiva Cella del Santo, della Biblioteca e dell’annessa Sala Bolognini che conservano alcuni tesori dell’antico Studium e infine l’affascinante Sala dell’Inquisizione, con la sua storia e la bella decorazione pittorica.
Le origini
Nel 1218 San Domenico arrivò a Bologna, città vivace e colta. Nato in 1170 in un villaggio della Vecchia Castiglia (Spagna), si distinse per austerità di vita, dedicandosi alla lotta contro l’eresia degli Albigesi e dei Valdesi. Il nuovo ordine, nato sulla Regola agostiniana, divenne famoso per la predicazione e l’attitudine allo studio.
Nel 1219 i Frati predicatori lasciarono S. Maria della Mascarella, il loro primo convento, e si trasferiscono a S. Nicolò delle Vigne, grazie all’appoggio della beata Diana degli Andalò. Qui il 6 agosto 1221 morì S. Domenico, e il suo corpo fu sepolto dietro all’altare maggiore.
La prima ricostruzione
Tra il 1221 e il 1233 ci fu un primo rinnovamento della chiesa. La struttura divenne a tre navate con abside quadrato fiancheggiato da 2 cappelle quadrate. Come era tradizione, vennero poi identificate due parti distinte: quella per i frati a ridosso dell’altare e quella per i fedeli, divise da un muro o “pontile” con 3 aperture in corrispondenza delle navate.
Nel 1233 le ossa del Santo vennero traslate in una semplice urna posta a ridosso del pontile, sul lato dei fedeli, appoggiata a terra.
Le prime opere d’arte
Nel 1250 circa venne commissionato il Crocefisso a Giunta Pisano e si ampliò la chiesa: nel 1265 venne commissionata a Nicola Pisano l’arca che avrebbe conservato i resti del santo. Per sostenerne le spese economiche tutti i conventi domenicani sono invitati a collaborare. Accanto al maestro lavorano Arnolfo di Cambio e fra Guglielmo, terminando così il lavoro nel 1267.
Nel 1347 viene posta la prima pietra della cappella, costruita per conservare degnamente l’Arca del corpo del Santo.
Nicolò dell’Arca e Michelangelo
Nel 1469 Nicolò da Puglia, artiste meridionale da qualche anno a Bologna, venne incaricato di costruire un coronamento marmoreo: la cassa antica viene incorporata senza perdere rilievo. Tale è la rinomanza dell’opera che successivamente Nicolò divenne noto come “quello dell’Arca“, nome con cui tutt’ora è identificato dagli storici dell’arte.
Nicolò morì nel 1494: subito dopo Michelangelo (protetto a Bologna dalla potente famiglia degli Aldrovandi) venne chiamato a scolpire 3 statuette. E’ impossibile che si stesse ancora lavorando all’Arca, dopo 21 anni! Forse queste sculture si erano rotte o forse i frati volevano sostituirle. Sono di mano del grande artista l’angelo portacandela, S. Procolo e S. Petronio. La posizione di S. Procolo preannuncia il David mentre S. Petronio rivela l’influsso di Jacopo della Quercia. Questo artista è autore delle sculture della porta centrale della basilica di S. Petronio, eseguite tra il 1425 e il 1438).
Il Cinquecento
Nel 1501 Filippino Lippi dipinse la Madonna in trono e santi, particolarmente apprezzabile per la sua composizione armoniosa e dolce.
Tra il 1541 e il 1550 Fra Damiano Zambelli scolpì i 102 stalli del coro, vero capolavoro di intarsi e fantasia.
Nel 1532 all’Arca venne aggiunta la predella di Alfonso Lombardi, completando così il monumento come oggi lo vediamo.
Il Seicento: la Cappella del Rosario
Nel 1601 venne terminato l’altare della Cappella del Rosario, iniziato nel 1589 da Floriano Ambrosini. Le quindici formelle dipinte raffiguranti i “Quindici Misteri del Rosario” sono opera di vari artisti di scuola perlopiù bolognese: (da sinistra e dal basso) Annunciazione e Visitazione di Ludovico Carracci, Natività di Bartolomeo Cesi, Presentazione al Tempio e Gesù fra i dottori di Denis Calvaert, Gesù nell’orto del Cesi, Flagellazione di Ludovico Carracci, Gesù coronato di spine del Cesi, Gesù cade sotto la croce Ludovico Carracci, Crocifissione del Cesi, Resurrezione di Guido Reni, Ascensione di Agostino Carracci, Missione dello Spirito del Cesi, Assunzione di Francesco Albani, Incoronazione di Calvaert
La cappella venne poi rinnovata nel 1656 con i dipinti di Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli: nella volta l’Assunta; nella conca absidale il Cielo e la terra che rendono gloria alla Madonna del Rosario.
Nella cappella trovarono sepoltura i due pittori Guido Reni ed Elisabetta Sirani, deceduti rispettivamente nel 1642 e 1665
Il Seicento: la Cappella dell’Arca
La nuova cappella dell’Arca, opera di Floriano Ambrosini, cominciata alla fine del secolo precedente, venne terminata nel 1605.
Nel 1615 Guido Reni dipinse nel catino absidale la Gloria di Domenico tra Gesù e la Vergine.
Il Settecento e l’età moderna
Tra il 1728 e il 1732 si affidò a Carlo Francesco Dotti il compito ridare armonia alla chiesa cresciuta in maniera così diversa nei secoli.
Il risultato, rimasto inalterato fino ad oggi, è decisamente mosso e armonioso
QUANDO:
Sabato 27 febbraio 2021
collegamento ore 10:30
GUIDA:
Laura Franchi
DOVE:
Visita virtuale: potrete godervela comodamente dal salotto di casa vostra!
COSTO:
Contributo richiesto 10€
NOTE:
Prenotazione obbligatoria via email mirartecoop@gmail.com
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